Don Michele Masciarelli: Un Sinodo “speciale” per la Chiesa universale

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sinodo dei vescovi in torno al papa

 

Un Sinodo “speciale” per la Chiesa universale

Sul Documento Preparatorio del Sinodo sull’Amazzonia

 

Cose previe

1. Non una dolce “ouverture”, ma aspri gridi. Il Documento Preparatorio del Sinodo amazzonico (DPSa) si presenta come una breve sinfonia, con tre tempi che corrispondono al metodo del “vedere, giudicare (discernere) e agire”. Questa sinfonia ha i caratteri della musica (armonia, ritmo, forza, vitalità, delicatezza, ecc.), ma il suo motivo d’inizio (o “apertura”, “ouverture”) ha un’intonazione che s’esprime in quel linguaggio poliglotta che è il “grido”.

Un aspro grido s’eleva anche nel mezzo della sinfonia: «Oggi il grido che l’Amazzonia eleva al Creatore è simile al grido del Popolo di Dio in Egitto (cf. Es 3,7). [...] È un grido che invoca la presenza di Dio, specialmente quando i popoli amazzonici, per difendere le proprie terre, si scontrano con la criminalizzazione della loro protesta; [...] o quando sono testimoni della distruzione della foresta tropicale, che costituisce il loro habitat millenario; o quando le acque dei loro fiumi si riempiono di elementi che producono morte anziché vita» (DPSa, n. 8).

2. Un “tertium quid” è “locus theologicus”. Il DPSa pone subito una questione tematica: esso, proprio mentre sembra essere assai parziale nel tema, mostra di avere una poliedricità di contenuti che, però, sono fortemente raccordati fra di loro, che formano un importante locus theologicus. Si tratta di una realtà che compone universalità e particolarità della Chiesa: è una realtà terza di natura ecclesiale. Il Sinodo amazzonico, così come è presentato nel DP, trova in questo tertium quid misterico il suo grande locus theologicus che è chiamato a interpretare creativamente la fedeltà all’ecclesiologia del Vaticano II, che benché non parli mai di sinodalità, ne contiene le forti radici, che sono soprattutto le categorie di popolo di Dio, di discepolanza e di missione[1].

3. Inculturazione o “porre in contesto”? Lo sforzo dell’«inculturazione» è stato sempre compiuto dalla Chiesa; oggi, tuttavia, sono molteplici le novità riguardanti questa complessa strategia missionaria, cui partecipa anche la teologia che, ad esempio, aiuta a pensare l’incarnazione della fede nella vita dei popoli, parlando di «contestualizzazione»[2] che, nell’ultimo mezzo secolo, non è stata solo l’idea-fulcro di nuove teologie regionali o locali, ma ha portato a «una nuova presa di coscienza del problema dell’incarnazione della fede nella vita dei popoli[3].

Annunciare e riannunciare il Dio cristiano sono intraprese missionarie che, per solito, si esprimono con termini differenti e simili ad un tempo («acculturazione», «inter-culturazione», trans-culturazione», «indigenizzazione»)[4]. Queste parole potrebbero essere lasciate nella loro differenza semantica ed essere usate in un intreccio dialettico. Ma, per l’Amazzonia e situazioni simili, conviene adoperare l’espressione “porre in contesto” soprattutto perché, nella sua forma sostanzialmente nuova e non limitata o edulcorata dall’uso, supera il riferimento alla sola dimensione culturale (per ampia che sia) comprendendo anche gli aspetti storici, attuali, geografici, sociologici, culturali ed ecclesiali. “Porre in contesto” soprattutto sa includere, oltre al primo impianto storico del cristianesimo in una terra, anche il riannuncio del messaggio cristiano, la permanente mutua immanenza fra cristianesimo, storia ed esistenza dei singoli, insieme al rapporto dinamico fra Chiesa universale, Chiese locali, grandi plaghe geografiche e viceversa[5].

Un Sinodo profetico

1. Un Sinodo più “speciale” che “locale”. Il Sinodo amazzonico è certamente legato alla località: nel suo impianto preparatorio, oltre all’elemento storico, quelli geografico e perfino orografico sono in forte evidenza. È perciò certamente un Sinodo locale. Tuttavia, la sua ampia e forte apertura alla Chiesa universale e l’elemento dominante della Terra, col suo riferimento all’intera famiglia umana o comunità planetaria, oltrepassano la dimensione localistica. Questo è un elemento davvero originale e, anche in questo senso, il nostro Sinodo, più che locale è “speciale”. «Le riflessioni del Sinodo Speciale superano l’ambito strettamente ecclesiale amazzonico, protendendosi verso la Chiesa universale e anche verso il futuro di tutto il pianeta» (DPSa, Introduzione; cf. i nn. 12-13.

2. Quando maestra è la madre Terra. Nelle terre amazzoniche c’è un ‘magistero’ esercitato dalle cose create (terra, fiumi, laghi…) che non allontana dalla realtà unitaria della salvezza cristiana, ossia dal Regno, anzi con questo è vitalmente collegato: «Gli indigeni amazzonici cristiani comprendono la proposta del “buon vivere” come vita piena nel segno della collaborazione all’edificazione del Regno di Dio» (DPSa, n. 6). Il tema del nostro Sinodo, in fondo, è essenzialmente la vita, come sua parola-fonte o urword: «Costatiamo come l’Amazzonia abbia al suo interno molti tipi di “Amazzonie”. In tale contesto è l’acqua, attraverso le sue vallate, i fiumi e i laghi, a configurarsi come l’elemento articolante e unificante, considerando come asse principale il Rio delle Amazzoni, il fiume che è madre e padre di tutti» (DPSa, n. 1).

Un Sinodo aperto a stella

1. È ecclesiale ed ecologico. Il nostro Sinodo è una riscrittura dell’ecclesiologia conciliare con particolare accento posto sulla caratterizzazione amazzonica del volto di una Chiesa del luogo posto come esempio dell’incarnazione che opera delle quattro “note” della Chiesa universale. Un solo esempio: «L’universalità o cattolicità della Chiesa si trova dunque arricchita mediante la bellezza di questo volto pluriforme delle diverse manifestazioni delle Chiese particolari e delle loro culture» (DPSa, n. 5). Subito un’affermazione di sgombro: il Sinodo amazzonico non è un Sinodo sull’ecologia; è, però, una grande esemplificazione dell’Enciclica Laudato si’ e, proprio perché si pone su tale scia, la dimensione ecologica non è separata dal resto: «Il Regno che viene anticipato e cresce tra di noi riguarda tutto ricordandoci che tutto nel mondo è intimamente connesso e che pertanto il principio del discernimento dell’evangelizzazione è collegato a un processo integrale di sviluppo umano» (DPSa, n. 5).

2. È culturale e sociale. Non avrebbe potuto, un Sinodo amazzonico, non contemperare un forte ancoraggio alla sua particolarissima cultura perché questa intride l’intera sua vita, i suoi costumi, i suoi problemi sociali, la sua religiosità e, di conseguenza, anche la vita cristiana ed ecclesiale di parte della sua popolazione. Un solo riferimento all’aspetto sociale, fra i moltissimi che sono implicati nella tematica di questo Sinodo speciale: di fatto si dà un’estensione dei diritti umani o dei popoli e dei diritti della terra. Un solo passaggio del Documento presinodale basta a dimostrare la geniale collocazione dentro uno stesso perimetro tematico dei diritti umani e di quelli della Terra: «Proteggere i popoli indigeni e i loro territori è un’esigenza etica fondamentale e un impegno fondamentale per i diritti umani» (DPSa, n. 5).

3. È spirituale e mistico. Il Sinodo ha propositi alti: «Per i popoli indigeni dell’Amazzonia, il “buon vivere” esiste quando si vive in comunione con gli altri, con il mondo, con gli esseri circostanti e con il Creatore» (DPSa, n. 6). Si tratta di una spiritualità di popolo e concreta: «La spiritualità pratica, quella con i piedi per terra: […] una spiritualità con lo stile di Gesù: semplice, umano, dialogante, samaritano, che permetta di celebrare la vita, la liturgia, l’Eucaristia, le feste, sempre rispettando i ritmi propri di ogni popolo» (DPSa, n. 15).

Per l’evangelizzazione in Amazzonia il Sinodo si propone la forma più alta, quella contemplativa: «Perciò la comunità cristiana, specialmente in Amazzonia, è invitata a osservare la realtà con uno sguardo contemplativo mediante il quale le divenga possibile cogliere la presenza e l’azione di Dio in tutta la creazione e in tutta la storia» (DPSa, n. 10). Viene evocato un approccio mistico quando si ricorda che l’acqua e il pane sono segni della realtà incarnazionale ed eucaristica (cf. DPSa, n. 10; cf. n, 8).

Una conclusione breve

Il prossimo Sinodo sull’Amazzonia si propone d’indicare (o meglio di tracciare) nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale: «Mentre pensiamo a una Chiesa dal volto amazzonico, sogniamo con i piedi per terra, la nostra terra di origine. Al tempo stesso, riflettiamo con gli occhi aperti su come questa Chiesa dovrà essere, a partire dalla concreta varietà culturale dei popoli» (DPSa, n.15).

 

 

[1]     Cf. M.G. Masciarelli, Le radici del Concilio. Per una teologia della sinodalità, Dehoniane, Bologna 2018.

[2]     Il termine «contestualizzazione» appare agli inizi degli anni 1970. Un primo titolo è: D.J. Elwood - P.L. Magdamo, Christ in Philippine context, Quezon City 1971.

[3]     Cf. M. Chappin, voce Teologia in contesto, in R. Latourelle - R. Fisichella (Edd.), Dizionario di Teologia Fondamentale, Assisi 1990, 1288ss.

[4]     Cf. A. Amato, Inculturazione - Contestualizzazione - Teologia in contesto. Elementi di bibliografia scelta, in «Salesianum» 45 (1983) 79 ss.

[5]     Cf. M.G. Masciarelli, «Trinità in contesto». La sfida dell’inculturazione al riannuncio del Dio cristiano, in A. Amato, Trinità in contesto, a cura di Angelo Amato, Las, Roma 1971-1979.